di Paolo Paoletti

 

Siamo di fronte ad un bivio. Tra l’inganno delle etichette con cui bollare i capri espiatori di turno, e la capacità di apprezzare la Molteplicità. Adesso è il turno dei ravers . . . E IO MI CHIEDO: PERCHE’ NESSUNO HA PARLATO CHIARAMENTE DELLE PROPRIETA’ TERAPEUTICHE E, PER CHI CI CREDE, SPIRITUALI DI TANTI PSICOATTIVI CHE VENGONO ASSUNTI NEI RAVE? Si manifestava “solidarietà” al popolo ucraino censurando l’Arte russa. Si favoriva uno sfogo della tensione accumulata durante i lockdown favorendo la ferocia delle persone contro altre persone, “triggerando”, come si dice in neo-lingua, i superstiti della p(l)andemia che hanno voluto inocularsi contro altri superstiti che hanno sollevato obiezioni (a posteriori rivelatesi abbastanza plausibili) sul siero. Adesso il “problema della droga” torna ad essere l’imput meschino del momento, un imput macabramente palatabile per chi ha fame di sfogarsi addosso a qualcuno di diverso, gli stessi che vorrebbero robotizzare l’umanità fomentano odio contro i rave parties in modo che l’Arte Indipendente scompaia o sia responsiva, nei suoi comportamenti, agli stigmi che più mettono paura nell’immaginario collettivo, ponendoli in atto in maniera parossistica. Gli stessi che un anno e mezzo fa li hanno fatti manganellare adesso li difendono a parole per tentare di riprendere potere, mentre il governo continua a tenere in ostaggio chiunque consumi psicoattivi – compresi quelli legali. Io ho un’infermità al sistema nervoso (co-causata dalle vaccinazioni di prassi nella prima infanzia – cosa che ribadisco da molto prima della p(l)andemia) e alcuni Sacramenti Psicoattivi associati (limitativamente solo) ai rave o alle discoteche mi hanno dato sollievo, in diverse occasioni, permettendomi di vivere in modo dignitoso anche a distanza di mesi o di anni dopo l’assunzione – ne avevo studiato il meccanismo d’azione, e non sto promuovendo l’uso scriteriato, né ho intenzione di seguire la tragicomica retorica dell’antiproibizionismo rivolto solo alla cannabis terapeutica (anche perché per me chi non ne ha bisogno terapeutico è libero di assumere quel che crede, se non rompe i coglioni agli altri). Tra i capri espiatori in classifica stanno tornando ovviamente i vecchi classici più facilmente divisivi e fratricidi, comunisti contro fascisti, pantomima immancabile italiana da stadio, da derby, ben distante dalla Vera Memoria Storica della Resistenza (che non è stata combattuta solo da persone che si definivano comuniste, in caso qualcuno non lo ricordi), una tragica pantomima che mi fa venire in mente qualcosa di posteriore alla Resistenza, una reminiscenza di quella che in Italia è stata una vera e propria guerra civile ad essa successiva di decenni, la strategia della tensione, una guerra civile mai esplicitamente definita tale, voluta da soggetti come – esempio tra i tanti -un patito della pulizia etnica di nome Kissinger, lo stesso che ha ordinato di bancarottare l’Italia e gli altri paesi mediterranei, decenni fa. Ai fascisti si rimproverano i crimini commessi durante la seconda guerra mondiale, tra l’altro, ma non la collusione con determinate realtà di gusto esoterico, perché sennò si rischierebbe di scomodare un’imbarazzante Verità, ovvero la presenza di un buon numero di soggetti di sinistra, moderata od estrema, in logge altre dalla P2 del gran maestro, ma parimenti perniciose.
E il vecchio adagio di Martin Niemöller torna anch’esso in classifica, adattato all’inizio degli anni venti dei 2000.
“Prima eliminarono dalla vita sociale i no vax
e ne fui sollevato
perché li odiavo e avevo paura che mi infettassero,
poi cadde la più aspra censura sui russi
e fui d’accordo
anche se magari fino all’altro ieri mi definivo fan di Putin
perché avevo paura di essere invaso,
quindi fu il turno di quei delinquenti dei ravers
e ne fui sollevato perché oltre ad essere drogati
fanno pure rumore,
quando zittirono ed esclusero me
tutti gli altri
neanche
se ne accorsero
perché era diventato
ormai
normale
che ogni tanto
ciclicamente
venisse creato
qualche
capro
espiatorio”.